Nel mondo dell’arredo per ambienti di lavoro, parlare di sostenibilità è diventato quasi scontato.
Ma progettare spazi davvero sostenibili significa andare oltre l’etichetta “green” e affrontare con
rigore questioni legate a materiali, processi, durabilità, certificazioni e impatto sull’ambiente e
sulle persone.
Chi si occupa della progettazione di uffici, studi o spazi pubblici sa bene quanto oggi la sostenibilità
sia diventata un requisito imprescindibile, ma anche spesso confuso.
Le domande da cui partire sono chiare:
Quali materiali scegliere? Esistono certificazioni affidabili? Quanto incide un arredo
sostenibile sul budget?
Materiali sostenibili: oltre il riciclato
Il primo fraintendimento da chiarire è che non tutto ciò che è riciclato è sostenibile, e non tutto ciò
che è “naturale” è adatto a un ambiente di lavoro.
Un materiale è davvero sostenibile quando:
• proviene da una filiera controllata e certificata,
• è prodotto con emissioni ridotte e processi non dannosi per la salute,
• ha una lunga durata nel tempo,
• e può essere smaltito o rigenerato correttamente a fine vita.
Pannelli derivati da legno riciclato certificato FSC®, tessuti rigenerati, colle a bassa emissione,
vernici a base d’acqua, sono oggi alternative valide, affidabili e disponibili. Ma la vera sostenibilità
nasce quando questi materiali sono scelti e combinati con consapevolezza progettuale, in base
alle esigenze specifiche dello spazio e del suo utilizzo.
Quali standard garantiscono sostenibilità e conformità
Nel contesto professionale, soprattutto quando si lavora con enti pubblici o aziende attente alla
responsabilità ambientale, è essenziale conoscere le certificazioni che garantiscono trasparenza e
conformità.
Tra le più autorevoli:
• FSC® e PEFC: attestano la gestione responsabile delle risorse forestali;
• EPD (Environmental Product Declaration): documentano il ciclo di vita e l’impatto
ambientale dei prodotti;• GREENGUARD: garantisce basse emissioni di sostanze chimiche e una migliore qualità
dell’aria indoor;
• CAM (Criteri Ambientali Minimi): richiesti per legge negli appalti pubblici italiani.
Oltre ad assicurare un impatto ambientale ridotto, queste certificazioni possono rappresentare un
vantaggio competitivo, ad esempio per accedere a bandi o per dimostrare concretamente l’impegno
ESG (ambientale, sociale e di governance).
Estetica e sostenibilità: un binomio possibile
Un altro luogo comune da superare è che l’arredo sostenibile implichi un’estetica povera o
compromessi visivi.
Al contrario, il progetto consapevole parte proprio da questa sfida: coniugare funzionalità,
linguaggio estetico e responsabilità ambientale.
Postazioni operative realizzate con materiali naturali, reception con superfici riciclabili, aree
riunione che usano elementi fonoassorbenti in tessuti rigenerati: oggi non è raro trovare interventi
ad alto contenuto estetico perfettamente in linea con principi di economia circolare.
La chiave è il progetto, non il prodotto. Solo partendo da una visione chiara – identità del luogo,
valori aziendali, tono di voce visivo – è possibile selezionare materiali, colori e finiture che
comunichino coerenza, qualità e consapevolezza, senza mai perdere di vista l’impatto ambientale.
Il tema del costo: investimento, non spesa
È vero: alcuni materiali certificati o finiture sostenibili possono avere un costo iniziale più alto
rispetto a prodotti standard. Ma è altrettanto vero che la sostenibilità è una scelta che si misura
nel tempo, non sul singolo ordine.
Un arredo pensato per durare:
• ha cicli di sostituzione più lunghi,
• riduce gli interventi di manutenzione,
• migliora il benessere interno,
• e può contribuire alla reputazione aziendale o istituzionale.
In alcuni casi, si accede a incentivi fiscali o vantaggi reputazionali legati a scelte di sostenibilità
documentata. E sempre più realtà si stanno attrezzando per richiedere forniture che rispondano a
criteri ESG, anche per la parte di arredo.
Verso un approccio più consapevole
Investire in un arredo sostenibile significa oggi ripensare al modo in cui si concepisce uno spazio
di lavoro.
Non più un insieme di mobili, ma un organismo integrato, che tiene insieme produttività, benessere,
estetica e impatto ambientale.
Un ambiente in cui lavorare bene, comunicare meglio, durare nel tempo.